SONDRIO. «1955-2015, 60 anni silenziosi», è il titolo del libro edito a gennaio dall'Ente nazionale sordi di Sondrio, presieduto da Fulvio Songini, che ieri mattina, nella sede di piazza Valgoi ha convocato la prima conferenza stampa dell'intera sua storia,
alla presenza dei curatori del testo, Elisabetta Del Curto, giornalista, e Olivo Ortensio, consigliere uscente Ens, unitamente a Giuliana Maxenti e Jody Copelli, consiglieri, e a Silvia Palombi, segretaria generale dell'ente sondriese.
Il progetto.
Il primo intervento è stato di Fulvio Songini, che, pur con tutte le difficoltà proprie di chi ha la parlata non fluida, ha reso molto bene ai giornalisti l'importanza del libro realizzato da Ens, sia per i non udenti iscritti al sodalizio (cento in tutto) sia per i non udenti non iscritti eppure censiti in provincia di Sondrio, 150, sia per le persone udenti con le quali, Ens, vuole entrare sempre più in contatto. «Abbiamo presentato il libro ai nostri associati nell'assemblea elettiva del nuovo consiglio direttivo- ha detto Songini - ed è piaciuto molto. L'ho letto e mi ha fatto pensare, ragionare, riflettere, sul significato che questo compendio ha per noi sordi. Ed è un significato grande, perchè rende onore a tutti gli sforzi, immani, fatti in questi sessant'anni dalle tante persone sorde e non sorde che hanno lottato per noi e per i nostri diritti. E noi sordi di oggi al pari di chi ci ha preceduto, dobbiamo continuare questa lotta, per assicurare un futuro ai giovani sordi. Per aiutarli ad essere uniti, compatti, nella difesa dei diritti acquisiti. Per aiutare i bambini sordi nel cammino difficile dell'integrazione sociale, per aiutare i loro genitori, e, ancora, i loro insegnanti, e, non ultimi, i lavoratori e i disoccupati sordi».
Attenti ai più deboli.
Nel libro, peraltro, è ben tratteggiato l'impegno, costante, annoso, verso i sordi più deboli, sia attraverso il riconoscimento, loro, di sussidi utili a vivere, sia attraverso il supporto nella ricerca del lavoro. Negli anni, del resto, la condizione dei sordi in provincia inizialmente pessima, è parecchio migliorata, tuttavia «occorre non mollare - ha aggiunto Olivo Ortensio -, restare uniti nella difesa dei diritti. Invece, oggi, succede che i nuovi sordi e noi stessi, siamo meno uniti e compatti di un tempo, quando non avevamo i diritti e le attenzioni odierne. Il miglioramento delle nostre condizioni, il fatto di poter contare sugli impianti cocleari, su internet, sugli smartphone, in una parola, sulle nuove tecnologie di cui siamo ampiamente dotati, ci fa sentire, forse, più liberi e indipendenti, ma, ricordiamoci che la sordità è una disabilità invisibile, eppure, c'è e crea problemi enormi di comunicazione». Che, attraverso una maggiore divulgazione e conoscenza degli scopi e delle azioni dell'Ente sordi di Sondrio, verso l'esterno, i nuovi sordi e la società civile, si punta ad ovviare, a beneficio di una crescita comune, tanto degli udenti quanto dei non udenti. «Il contatto con questo mondo particolare - ha detto Elisabetta Del Curto, giornalista - mi ha costretta a calarmi in una dimensione cui noi udenti non siamo più abituati. Quella dell'ascolto. Pieno, attento, totale, senza possibilità di distrazioni, come quando si cerca di capirsi fra persone che parlano una lingua diversa, ma, anche più difficile, perché ci sono diversi livelli di sordità e di difficoltà di linguaggio. Eppure, il contatto è stato fruttuoso. Un'attrazione fra opposti, perché noi udenti, così travolti da mille rumori, abbiamo bisogno di silenzio e i non udenti, ovattati nel silenzio, di rumore».
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